Alla fine di via Garibaldi si erge maestosa Villa Gradenigo.
Comunemente indicato come “Palazzo”, il complesso nonostante sia posto all’interno del vallo che delimita il centro storico, rientra a pieno titolo nelle caratteristiche stilistico-tipologiche derivanti dalle funzioni che il Palladio individua come tipiche della casa di villa.
Secondo l’architetto vicentino la destinazione è tra casa di città e casa di campagna, dove quest’ultima è il luogo in cui il Gentil’homo passerà il tempo in “onorare le sue possessioni, e con industria, e arte dell’Agricoltura accrescere le facultà”.... È evidente quindi che la presenza delle barchesse, come anche della casa da fattore, dell’aratorio vitato e dell’orto, testimoniano la funzione agricola; e non bisogna dimenticare che i proprietari di questo edificio erano figli della Serenissima, e che per i veneziani la terraferma era spesso sinonimo di “campagna”.
Infine, la presenza documentata, almeno nel Sette e Ottocento, di un parco e la definizione emergente dai catasti storici ottocenteschi “casa di villeggiatura” confermano l’altra funzione tipica della villa veneta, quella di svago.
La nobile famiglia dei Gradenigo possedeva in Piove di Sacco molte proprietà non solo terriere e residenziali ma anche commerciali - ad esempio un’osteria che sorgeva probabilmente non lontana da questa villa - perciò è spesso difficile individuare nel ricco archivio di questa famiglia la storia dei singoli edifici.
Il complesso monumentale attuale è composto dall’ edificio residenziale, dalle barchesse e dall’ oratorio, già documentato dal 1675 e dedicato a San Francesco di Sales, ma ricostruito nella forma attuale nel 1788, mentre la barchessa che lo collega al palazzo risale al 1758.
Il palazzo residenziale, con i suoi cinque piani, costituisce senza dubbio, a Piove di Sacco, l’edificio di abitazione più imponete tra quelli di rilievo storico-artistico. Il seminterrato occupa solo la metà pianta ed era destinato alle cantine, sul lato verso il giardino troviamo invece il piano terra sede della cucina, dove è ancora conservato il focolare.
Con le scalinate esterne - delle quali si è conservata solo quella della facciata principale, per altro alterata rispetto alla forma originaria a semicerchio - si accede al salone passante del piano rialzato. Le pareti ed il soffitto sono interamente affrescati con finte architetture e arditi sfondamenti prospettici.
Dai due ampi vani laterali, anch’essi riccamente decorati a monocromo, due scaloni speculari conducono direttamente al piano nobile. Qui si apre spazioso e fastoso il salone delle feste illuminato dalla trifora centrale. Anche questo ambiente è interamente decorato da affreschi seicenteschi, interrotti sui lati minori da loggette riservate all’orchestra.
Uno sguardo attento merita indubbiamente la facciata principale, postpalladiana.
La documentazione sette e ottocentesca testimonia che la villa era completata oltre che dall’oratorio, dalle barchesse, dalle scuderie e da altre adiacenze, anche dalla corte, dall’orto e soprattutto da un bel giardino all’italiana. Questo spazio, anche se attualmente un po’ trascurato è rimasto non edificato, pertanto ci si augura che possa essere al più presto riportato al suo antico splendore.
Il Palazzo, di proprietà privata, attualmente non è fruibile al pubblico, tuttavia sono in corso delle trattative mirate a riportarlo all'antico fasto.