Lungo la strada che porta alla frazione di Corte si può ammirare Villa Bragato con la sua bellissima foresteria, appartenente in origine allo stesso complesso e oggi sede di uffici amministrativi. La Villa ha ospitato per alcuni anni un ristorante di pesce stellato Michelin.
La barchessa è composta da due distinti blocchi contigui, quello orientale è il più antico (secondo alcuni studiosi addirittura del XIV secolo), a tre fornici, rappresenta la permanenza di una tipica struttura legata alle bonifiche benedettine, come se ne trovano altre nella Bassa Padana. Un elemento interessante è costituito dalla volta a botte di uno dei locali, probabilmente adibito a cantina o comunque ad ambiente di servizio.
La parte ovest, costituita dagli altri sette archi, è più caratterizzata architettonicamente con l’inserimento di lesene di ordine Jonico che conferiscono al porticato un gusto classicheggiante.L’aspetto esterno del complesso è quello tipico degli annessi: interamente porticato, con archi intervallati da pilastri addossati e cornice a dentelli.
Il restauro cominciato nel 2002 e durato quattro anni, ha contribuito allo studio e alla comprensione dell’edificio, contraddicendo le precedenti ipotesi di datazione che legavano la costruzione della barchessa alla realizzazione della villa, quindi al XVI secolo.
Probabilmente la sistemazione attuale risale alla seconda metà del XVII secolo, in seguito al matrimonio tra Elisabetta Soranzo e Alessandro Crotta, quando il marito si impegnò, nel contratto dotale, a restaurare le “fabriche di Piove...in parte ruvinose”.
L’edificio è frutto di diversi interventi, partiti con la demolizione di un fabbricato preesistente vicino alla parte Est della barchessa, databile al Quattrocento, alla quale seguì la costruzione della parte Ovest seicentesca.
Il particolare valore della costruzione è costituito soprattutto dagli affreschi della parte Ovest, realizzati in stretta successione rispetto all’edificio, che decorano le pareti interne e il sottoportico con finte architetture a colonne scanalate con ricchi capitelli compositi e alti cornicioni, ghirlande e cartocci, medaglioni con paesaggi, figure mitologiche tra cui Bacco, Venere, Diana, centauri e personaggi storici. Il ciclo pittorico della barchessa ha intento celebrativo: i Crotta, famiglia di nuova nobiltà, legandosi con questo matrimonio ai Soranzo, appartenenti al patriziato veneziano da antica data, vedevano accresciuto il loro rango nobiliare, mal visto dai patrizi veneziani perché acquisito con il denaro.
Troviamo riprodotto quindi lo stemma della famiglia Crotta (triplo colle con tre cipressi e una grotta dove appare un leone d’argento) e personaggi volti a nobilitarne le origini, come i Santi Martiri Fermo e Rustico nella stanza delle Stagioni. La decorazione si rivela tanto più importante se la si
collega iconograficamente - come da suggerimento dell’architetto Brentel - agli affreschi dell’Odeon Cornaro prezioso tributo al manierismo tosco - romano del capitano della città di Padova che, essendo certamente intervenuto nella Saccisica per le opere di bonifica, è facile supporre abbia voluto lasciare anche qui il segno dei nuovi sviluppi artistici provenienti dall’Italia centrale. La struttura, utilizzata fino a qualche tempo fa come falegnameria, ha subito altri due interventi: un ampliamento a Nord, a cavallo tra Ottocento e Novecento, e l’ultimo nel 1982 quando fu rifatta la copertura.
L’ultimo restauro ha consentito di recuperare completamente i locali della grande barchessa, eliminando i recenti interventi realizzati sulle coperture e valorizzando gli affreschi che versavano in condizioni precarie.