
La Saccisica tutta da scoprire
Tra Padova e Chioggia, nel punto in cui la terra si mescola con l’acqua, sorge un piccolo mondo in cui tradizioni, sapori e profumi si fondono e si moltiplicano. Una campagna generosa e abitata da gente autentica, che tra i campi di frumento custodisce vecchi casoni contadini, splendide ville venete e grandi corti benedettine.

La città è di origine medievale, ma le vie del centro storico sono nobilitate ancora oggi dagli eleganti palazzi del Seicento e Settecento, spesso costruiti dalle più potenti famiglie veneziane. Sotto ai portici delle facciate, che si snodano per più di due chilometri, trovano posto centinaia di negozi, bar e ristoranti, che rendono il centro di Piove di Sacco un importante luogo dello shopping e il cuore dell’economia della zona.

Il paese fu, per secoli, diviso in due parti: quella a oriente controllata dal vescovo di Padova, quella occidentale dal monastero di S. Giustina. ll simbolo di Legnaro si può considerare la grande corte dei benedettini che sorge al centro del paese, ma oggi esso è più noto per ospitare il vasto polo scientifico che sorge alle sue porte, vera cittadella della scienza e del sapere applicato, frequentata ogni giorno da oltre 4mila tra studenti, docenti e personale dell’Università e degli altri enti che vi hanno sede. Un polo che è stato traino di sviluppo economico per l’intera zona.

Il comune di Brugine occupa il territorio tra la statale piovese e il corso del Bacchiglione. Nei fertili terreni l’agricoltura è sempre stata l’attività principale assieme alla pesca fluviale. Popolata già in epoca romana, quest’area tornò a fiorire in età veneziana quando si legò al nome di illustri famiglie, come i De’ Roberti, proprietari della villa che è oggi vanto di Brugine e dove si tiene uno storico mercatino dell’antiquariato, o i Buzzaccarini a Campagnola.

È una storia lunga e che si può fare partire dal 1129, quella di Correzzola: in quella data i monaci benedettini acquistarono la quasi totalità delle terre tra il Bacchiglione, l’Adige e la laguna, che ancora oggi beneficiano delle bonifiche da essi promosse promuovendo un nuovo modo di rapportarsi con i contadini ed erigendo innumerevoli edifici rurali, fattorie, stalle e depositi, molti dei quali ancora in uso. Dopo i monaci toccò ai Melzi d’Eril fare prove di moderne gestioni nell’Ottocento. Oggi c’è l’eredità di un suggestivo territorio e un grande patrimonio che viene valorizzato, anche turisticamente, a partire dalla grande corte benedettina, divenuta il cuore della vita culturale del paese.

Fino all’Ottocento il comune si chiamava semplicemente Sant’Angelo (poi per distinguerlo da altri comuni con lo stesso nome vennero aggiunti i termini prima di “Sacco” e poi di “Piove”), nome che deriva dalla titolazione, forse longobarda, della sua chiesa, ben presto divenuta pieve a se stante. Ma la zona fu abitata già prima dell’epoca romana dai paleoveneti. Fino all’Ottocento l’area era soggetta al diritto di servitù per il pascolo invernale delle greggi dell’altopiano di Asiago, ancora oggi lungo gli argini del Brenta.

Il centro più piccolo dell’intero territorio è forse quello con il nome è più conosciuto al di fuori della Saccisica. Il merito è di una gallina caratterizzata da un elegante ciuffo di piume sul capo e denominata proprio «Polverara». Alla gallina di Polverara, simbolo del paese che compare anche nello stemma comunale, è dedicata la fiera paesana di fine autunno.

Arzergrande vanta monumenti di grande rispetto. Scavi ottocenteschi hanno portato alla luce un’origine romana per la frazione di Vallonga: forse vi transitava la «via Popillia» (antenata della Romea). Qui passava pure il «Medoacus Minor», ramo minore ma navigabile del Brenta, che è all’origine del nome del paese. Nella frazione di Vallonga c’è ancora una di queste rarissime case rurali, denominata Casone, oggi recuperata e divenuta centro di attività culturali.

Codevigo è il comune più esteso ed è qui che le terre della Saccisica si immergono nell’acqua della Laguna di Venezia. Le sue valli lagunari sono un paradiso della natura, già patrimonio dell’UNESCO dal 1987, ma non sono l’unica eccellenza del territorio: molto apprezzati a tavola sono infatti anche i pregiati prodotti della terra, come il radicchio di Chioggia IGP e l’asparago bianco di Conche.

Un paese, anzi due. Per secoli Pontelongo è stato questo, due diversi centri abitati, divisi dal corso del Bacchiglione e a volte anche rivali tra loro, uniti dal ponte che dà nome al Comune, sorto già in età medievale nei pressi di un antico scalo fluviale. Lo stesso ponte che fu per fonte di gioie e dolori, perché dava spinta all’economia del territorio ma lo mise al centro delle contese medievali tra veneziani, padovani e veronesi. Così fu dello zuccherificio, che portò benessere ma anche i duri bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale.
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